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Sciarrelli C.: Lo yacht

Sciarrelli C.: Lo yacht

Disponibilità : In listino

Tipo prodotto : Mare

Venditore : Ugo Mursia Editore

Prezzo di listino €68,00 €68,00

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Lo yacht Origine ed evoluzione del veliero da diporto Carlo Sciarrelli

Pagine: 518 Codice: 18264 EAN 9788842538356 Collana: Biblioteca del Mare - Manuali, tecnica e sport Con 2 inserti fotografici

Le "barche" come esseri viventi: così le vede e ce le fa vedere l'Autore, costruttore egli stesso di yacht non "in serie" ma, per così dire, "su misura".

Tutti gli yacht famosi e meno famosi, che dalle origini a oggi hanno "contato", rivivono in questo libro con le loro caratteristiche, i loro risultati pratici, i loro capricci e le loro imprese. Le splendide tavole a colori mostrano in azione le barche, con tutto il fascino che emanano quando le vediamo sul mare. Il testo e le illustrazioni ci fanno capire il segreto della loro grazia, della loro forza e della loro velocità.

L'attenzione speciale rivolta allo scafo degli yacht è abbastanza naturale, da parte di un Autore che è anche costruttore, ma risulta nello stesso tempo pure rivelatrice della parte preminente dello scafo e delle sue caratteristiche nella "performance" di qualsiasi barca.

La vivacità dell'esposizione, la completezza delle notizie e della documentazione visiva e specialmente la passione "ragionata" con la quale viene rievocata la vicenda dello yacht, fanno di quest'opera un libro nuovo, che si distacca da ogni altra storia delle imbarcazioni da diporto.

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lo yacht di carlo sciarrelli

origine ed evoluzione del veliero da diporto

By carlo sciarrelli.

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Oubliette Magazine

La Striscia del Maestro Carlo Sciarrelli: il mitico elenco dei 138 progetti di barche a vela ed a motore

  • Oubliette Magazine
“Una barca è bella quando esprime al massimo le qualità del suo tipo. C’è bellezza nello yacht a vela, c’è bellezza in un peschereccio, c’è bellezza in un motoscafo o in una nave mercantile.” − Carlo Sciarrelli, Lo Yacht: origine ed evoluzione del veliero da diporto

Carlo Sciarrelli è nato a Trieste nel 1934. Figlio di un ferroviere e lui stesso dipendente delle Ferrovie dello Stato, il suo nome è indissolubilmente legato ai 138 progetti e alle (si stima) oltre 400 imbarcazioni costruite grazie alla sua opera.

Attraverso la sua spiccata capacità di connessione, la quale gli ha permesso di comprendere che non sempre è necessario ripartire da zero ad ogni progetto , pensando alla navigazione a vela come se fosse un esperimento che si ripete all’infinito nel tempo, Sciarrelli ha saputo dare una risposta reale ai temi proposti dagli armatori che commissionavano i progetti.

Come egli stesso commentava in una intervista degli anni ’80 rilasciata al Gazzettino di Treviso:

“Quando un committente commissiona una barca veloce e di poca fatica, con gli alberi bassi, poco pescaggio, ed un certo tipo di arredamento, per riuscire a soddisfarlo, nella casistica ci sono moltissime risposte antiche ma nessuna moderna. Concettualmente, non è moderno stare sopra una barca con poco equipaggio, non è moderno avere una barca con una murata bassa e in cui riesci a camminare piacevolmente sulla coperta con mare formato senza rischiare di essere sbalzato fuori bordo. È moderno stare su una barca scomoda in coperta, dove in realtà si passa la maggior parte del tempo, leggerissima, con molta vela, pericolosa, con verricelli per manovrare e angoli di sbandamento vertiginosi. Se scelgo un taglio antico, è per le sue soluzioni tecniche, non per scimmiottare una estetica antica. Se invece mi si richiede una barca faticosa su cui cambiare molte vele, piena di winches, su cui far spesso spinnaker o gennaker – perché i proprietari si divertono un mondo a farlo – i progettisti moderni hanno risposto molto meglio. Viceversa, se si vuole una barca su cui non far mai un cambio vele, perché la carena è fina e la barca corre già così, anche con poca vela, si ha poca scelta. Le barche moderne non lo fanno”. − Carlo Sciarrelli

Carlo Sciarrelli si definiva allievo di Artù Chiggiato , e riconosceva come secondo punto di riferimento l’Architetto Bruno Veronesi.

Carlo Sciarrelli aveva una grande conoscenza della nautica grazie ai suoi studi continui e costanti attraverso i quali il Maestro triestino ha voluto ricercare la perfetta armonia tra linee e soluzioni che si adattino al mare, alle tradizioni, e che siano adeguate ai desideri di coloro che poi dovranno navigare sulle barche da lui progettate, in un perfetto equilibrio tra materiale, forma e dislocamento: in poche parole, la barca di Dio.

“Quando mi viene commissionato un progetto, cerco di elaborare al meglio il tema che mi viene proposto. E cerco anche di far sì che la barca sia bella.” − Carlo Sciarrelli

Carlo Sciarrelli è anche autore de “Lo Yacht – Origine ed evoluzione del veliero da diporto”, importante libro edito per la prima volta nel 1970 da Ugo Mursia Editore e tuttora ristampato.

Il libro è considerato uno dei maggiori trattati sulla storia e l’evoluzione dello yachting a vela, e nello stesso son trattati anche gran parte dei progetti del Maestro triestino, il quale teneva un personale elenco delle imbarcazioni da lui disegnate e riconosciute.

Questo elenco è composto da una serie di fogli manoscritti che il Maestro teneva appeso dietro alla propria scrivania, e che negli anni si è allungato sempre di più, sino a prendere il nome de “ la striscia” .

Delle 138 imbarcazioni riconosciute, i progetti ritenuti migliori sono contrassegnati da un asterisco , e solo quattro progetti, tra cui il San Nicolò, un piccolo gioiello di 6.7 metri costruito come prototipo del successivo Schooner Dragut , sono marcati con due asterischi.

Fra gli amatori delle barche di Sciarrelli, è motivo di orgoglio navigare su uno “Sciarrelli-Striscia”, elemento che contraddistingue il pregio e l’unicità dell’imbarcazione su cui si naviga.

Oubliette Magazine ha ricostruito per i suoi lettori la Striscia completa con alcuni dettagli sulle imbarcazioni.

001: Anfitrite * ; è un cutter in legno di 8 metri costruito nel cantiere Depangher e varata nel 1960. È stata la prima barca disegnata e costruita dal Maestro.

002: Aglaja * ; è un cutter in legno di 8,7 metri costruita nel cantiere Memo, è stata varata nel 1964.

003: Persefone; è una barca tradizionale in legno di 6 metri, varata nel 1964 e di cui son state costruite quattro repliche.

004: Aletto; è un cutter tradizionale in legno lungo 7 metri, varato nel 1965.

005: Mariamanola; è uno sloop in legno di 8 metri, varata nel 1965 nel cantiere Apollonio.

006: Acasta; è uno schooner in vetroresina di 12.20 metri, varata nel 1966 in tre esemplari (il secondo esemplare si chiama Alleo ) nel cantiere Sicid.

007: Marie * ; è uno sloop in legno di 9 metri varato nel 1966 nel cantiere Crisman-Giraldi.

008: Astarte * ; è uno sloop da regata in legno lungo 10,80 metri costruito presso i prestigiosi cantieri Craglietto e varato nel 1966

009: Aethra ** ; è uno sloop in legno lungo 11,30 metri, costruito da Craglietto e varato nel 1967. Esistono due repliche.

010: Mon Ile * ; è uno sloop da crociera in legno lungo 9 metri. La barca è stata costruita da Crisman-Giraldi ed è stata varata nel 1966. Ne esistono due repliche, tra cui Andromeda .

011: Astrea * ; è uno sloop in legno lungo 9 metri. La barca è stata costruita dal cantiere Marchi di Campalto (VE) ed è stata varata nel 1967. Ne esistono due repliche.

012: Athena ** ; è uno sloop in legno lungo 10,80 metri, costruito da Craglietto. L’anno del varo è il 1967, e ne son state fatte due repliche: Attica, ed una terza barca di cui non abbiamo traccia.

013: Nome sconosciuto; di questa barca sappiamo solo che si tratta di un ketch da crociera in acciaio, lungo 12 metri, e costruito in tre esemplari nel 1968. Sconosciuto anche il cantiere costruttore.

014: Dulcemar; è un motorsailer in legno di 13 metri, costruito da Craglietto e varato nel 1968.

015: Adria II ** ; è uno sloop in legno lungo 13 metri, costruito da Craglietto e varato nel 1968. Sciarrelli ne segnala due repliche, una delle quali porta il nome di Franca III.

016: Aglaja II * ; questa barca, che riprende il nome del progetto 002, è uno sloop da regata in legno lungo 9,80 metri, costruito dal cantiere Crisman-Giraldi e varato nel 1969.

017: Alema * ; è uno sloop da regata in legno di 10,80 metri, costruito dal Mastro d’Ascia Piero Crosato a Roncade (TV) nel 1969.

018: Sandra II * ; è uno sloop da regata in legno lungo 11,30 metri, costruito da Craglietto e varato nel 1969

019: Barnaba * ; si tratta di un cutter in legno lungo 11,40 metri. La barca è stata costruita nel cantiere Marchi e varata nel 1969. Ne sono state costruite due repliche tra cui Alfeja .

020: Foca; Foca è il primo motoscafo che troviamo nella striscia . Si tratta di uno scafo in legno di 9,15 metri costruito da Craglietto, e varato nel 1969.

021: Altanea; è uno sloop in legno di 11,50 metri costruito dal cantiere Memo e varato nel 1969.

022: Rosso di Sera; è uno sloop di 8,70 metri in legno, varato nel 1969. Cantiere sconosciuto.

023: Astarte II * ; nasce come sloop da regata in legno, lunga 11,27 metri, è stata costruita da Craglietto e varata nel 1969.

024: Sharazad; è uno sloop di 10,50 metri in legno, di cui esistono due repliche. È stata varata nel 1970. Cantiere sconosciuto.

025: Stryga; è un ketch in legno di 13 metri, costruito nel cantiere Marchi di Campalto e varato nel 1970. Ne esistono due repliche.

026: Nome sconosciuto * ; si tratta di una passera istriana in legno lunga 6,75 metri, costruita in 4 repliche. Il primo esemplare fu costruito nel cantiere Craglietto e varato nel 1970.

027: Auriga; è uno sloop da regata in legno lungo 11,30 metri, costruito nel cantiere Crisman-Giraldi e varato nel 1970.

028: Asteria; è uno sloop in legno di 9,28 metri costruito dal cantiere Marchi e varato nel 1971. Ne esistono tre repliche.

029: Raireva; barca voluta, commissionata e fatta realizzare nel 1971 dal Conte Solaro e varata poi nel 1972.

030: Arcana * ; è uno sloop in legno di 13 metri, costruito dal cantiere Marchi e varato nel 1971.

031: Venturiera; è una barca tradizionale in legno lunga 7 metri e varata nel 1967. Cantiere sconosciuto.

032: Sandra III * ; è uno sloop da regata in legno lungo 11,30 metri. È stata costruita da Craglietto e varata nel 1971.

033: Nome sconosciuto; sloop in legno di 13 metri del 1971, cantiere sconosciuto.

034: Nome sconosciuto; sloop in lega leggera di 11,30 metri del 1971, cantiere sconosciuto.

035: Aglaja III; è uno sloop da regata in legno lungo 9,50 metri, costruito da Craglietto e varato nel 1971.

036: Nome sconosciuto; è uno sloop da regata di 11,26 metri, costruito in vetroresina nel 1971 e del quale esistono due repliche. Cantiere sconosciuto.

037: Airone * ; è uno sloop in legno di 11,26 metri, costruito dal cantiere Crisman-Giraldi nel 1971. Se ne conoscono due repliche.

038: Ares * ; è uno sloop da regata di 9,95 metri, costruito in lega leggera nel cantiere Gennari. Varato nel 1971, se ne conoscono due repliche.

039: Sagittario * ; è una delle barche più famose. Disegnata per la Marina Militare Italiana, è un cutter che fu concepito per partecipare alla OSTAR, una delle più dure regate dell’epoca. La barca è lunga 15,45 metri, ha lo scafo in legno, ed è stata costruita nei cantieri Craglietto, con varo avvenuto nel 1972.

040: Alosa * ; è una pilotina a motore in legno di 12,50 metri, costruita nei cantieri Craglietto e varata nel 1973. Ne son state costruite due repliche.

041: Coconasse * ; è un cutter in lega leggera di 16 metri, disegnato per partecipare alla OSTAR. Fu costruito nel cantiere Gennari e varato nel 1972.

042: Nome sconosciuto; è un motorsailer in legno di 10,50 metri, costruito dal cantiere Crisman-Giraldi e varato nel 1972.

043: Cork * ; è uno sloop in legno lungo 20 metri, è stato costruito da Craglietto e varato nel 1972.

044: Alcina; è unno sloop in legno lungo 11,50 metri. Fu costruito nei cantieri Craglietto e varato nel 1972.

045: depennato dalla striscia; non realizzato o disconosciuto dal Maestro.

046: Aglaja IV; quarta della serie delle “Aglaja”, è uno sloop da regata in lega leggera lungo 11,50 metri. È stata costruita nel cantiere Gennari e varata nel 1972. Se ne conoscono due repliche.

047: Minitoner; è uno sloop in legno di 6,15 metri varato nel 1973. Cantiere sconosciuto.

048: Nome sconosciuto; è uno sloop in vetroresina di 9 metri del 1974. Cantiere sconosciuto.

049: Nome sconosciuto; è un motorsailer in legno lungo 16 metri, costruito nel cantiere Marchi e varato nel 1973.

050: Orion; è la prima di una serie di 25 imbarcazioni di vetroresina costruite a partire dal 1973 in diversi cantieri, lunga 7,30 metri ed armata a sloop.

051: Namar * ; è un cutter in legno concepito per le regate oceaniche. La barca è lunga 12,50 metri, ed è stata costruita nel cantiere Marchi. Il varo è avvenuto nel 1973.

052: Nome sconosciuto; è un ketch in ferrocemento di 16 metri, varato nel 1973. Probabilmente autocostruito.

053: HWIL ; è un cutter di 9,60 metri in legno, costruito a Pola (Croazia), il nome del cantiere costruttore è sconosciuto, mentre l’allestimento è stato terminato dal cantiere Vidoli. Il varo è avvenuto nel 1973.

054: Alema II; È uno sloop in lega leggera di 12,70 metri, costruito nel cantiere Scardellato di Jesolo (VE). Il varo è avvenuto nel 1973. Se ne conoscono due repliche.

055: Chaplin * ; si tratta di uno dei progetti più famosi del Maestro. La barca è uno sloop in legno di 15,75 metri, costruito dai prestigiosi Cantieri Navali Sangermani e varato nel 1973. La barca appartiene alla Marina Militare Italiana, e fa parte del Gruppo Vela d’Altura della Marina.

056: Marchi 47”; è la seconda serie di imbarcazioni che il Maestro ha progettato, in questo su commissione del cantiere Marchi di Campalto.  Si tratta di uno sloop in vetroresina lunghi 14,50 metri, prodotto a partire dal 1975 in 30 esemplari.

056 bis: Mai realizzato ; Si tratta del progetto di un one tonner OTC.

057 Julie Mother * ; è un imponente schooner in legno di 30 metri, costruito dai Cantieri Sangermani e varato nel 1974.

058: Mai realizzato; di questa barca sappiamo solo che si tratta di uno sloop di 9,80 metri.

059: Nome sconosciuto; è uno schooner in acciaio lungo 22,10 metri costruito in Francia presso i cantieri Biot. Il primo esemplare fu varato nel 1974. Se ne conoscono tre repliche.

060: Scia 50”; ci troviamo forse davanti alla più famosa delle barche progettate dal Maestro e costruite in serie dal cantiere Ambrosi. Si tratta di uno schooner di 15 metri in vetroresina costruito a partire dal 1975.

061: pescherecci; il Maestro non si è tirato indietro nella costruzione di scafi da lavoro. Al progetto n.61 fanno riferimento tre imbarcazioni da pesca lunghe 12, 15 e 17 metri, costruite dai cantieri Craglietto a partire dal 1975.

062: Grande Zot; il primo Grande Zot è un cutter in acciaio disegnato dal Maestro per lo skipper veneziano Angelo Toso. È lungo 10,85 metri, ed è stato costruito nel cantiere Zennaro, sull’Isola della Giudecca, a Venezia. Il varo è avvenuto nel 1975. Se ne conoscono ben 7 repliche.

063: Chirone * ; è un catboat in legno di 7,50 metri costruito da Craglietto e varato nel 1975. Se ne conoscono 5 repliche.

064: Agos; è uno sloop di 11 metri in legno, costruito dal maestro d’ascia Piero Crosato a Roncade (TV). La barca è stata varata nel 1975 ed è attualmente in vendita.

065: Mai realizzato; si tratta di un ketch in acciaio di cui non si hanno altri dati.

066: Papaia; è uno sloop in legno di 12,50 metri costruito da Crisman-Giraldi e varato nel 1975.

067: Raggio di Sole; è uno sloop in legno di 12,50 metri costruito da Crisman-Giraldi e varato nel 1975.

068 : Windless * ; è uno sloop in legno di 15 metri costruito nei cantieri Craglietto e varato nel 1975. La barca presenta il timone appeso su agugliotti e ha partecipato a diverse Middle Sea Race.

069: Vintas; è uno schooner in acciaio di 17 metri costruito in Francia presso i cantieri Biot. Il varo è avvenuto nel 1976.

070: Ristrutturazione; progetto di ristrutturazione di una imbarcazione in legno di 15 metri, avvenuto nel 1975. Non son state reperite maggiori informazioni.

071: Nome sconosciuto; si tratta di un cutter in legno di 15,25 metri costruito dal maestro d’ascia Piero Crosato. Se ne conoscono due repliche.

072: Judeca; Scafo ben noto ai veneziani, Judeca è uno schooner in acciaio di 14 metri varato nel 1975. Ci è sconosciuto il cantiere, che ne ha realizzate tre repliche.

073: Nome sconosciuto; è un motorsailer in legno di 10,50 metri, costruito da Crisman-Giraldi e varato nel 1975.

074: Scia 40”; col progetto n.74 troviamo la serie dei 20 sloop in vetroresina di 12,50 metri costruiti dal cantiere Ambrosi a partire dal 1976.

075: Nome sconosciuto; si tratta di un peschereccio in acciaio di 10,90 metri, costruito in tre repliche dal cantiere Manganini.

076: Non realizzato o disconosciuto. Da un commento al post: Schooner Scia 50 – her name is also Papaya. 

077: Scia 60”; è uno schooner in vetroresina di 18 metri, costruito in sei repliche dal Cantiere Ambrosi a partire dal 1977.

078: Chica Boba II * ; è un cutter OSTAR di 17 metri costruito dal Cantiere Gennari e varato nel 1978.

079: Nome sconosciuto: è un ketch in acciaio di 16 metri varato nel 1978, di cui si ignora il cantiere costruttore.

080: Niobe * ; si tratta di un cutter in legno di 12,50 metri, costruito dal cantiere Crisman-Giraldi e varato nel 1980.

081: Freya * ; si tratta di uno schooner in legno di 18 metri costruito dai cantieri Craglietto e varato nel 1979.

082: Fraia * ; è un cutter in legno di 13 metri costruito dai cantieri Crisman-Giraldi e varato nel 1979. Se ne conoscono due repliche.

083: Winsome * ; è una barca tradizionale in legno di 7,50 metri, varata nel 1980. Fu costruita dai Cantieri Cattaneo di Varazze. Dalle linee del Winsome nel 1984/1985 fu derivata una versione con identiche linee ma lunga 10,50mt che fu costruita in Vetroresina in 4/5 esemplari dal Cantiere Patrone di Ceriale ed esposta con il nome commerciale “Winsome 35” al Salone Nautico di Genova del 1986.

084: Italia * ; è un cutter in legno di 13,30 metri, costruito dai cantieri Craglietto e varato nel 1980.

085: Serida * ; è un ketch in legno di 16,30 metri, costruito dai Cantieri Navali Carlini e varato nel 1980.

086: Perla; si tratta di un cutter in legno di 13,30 metri, costruito dai cantieri Craglietto disegnato nel 1981 e varato nel 1983. Il disegno del Perla nasce come riduzione per avere una misura “più umana” e più essenziale del Chica Boba II.

087: Nome sconosciuto; è una barca tradizionale in vetroresina, lunga 10,50 metri, costruita dai cantieri Padrone di Seriale. Il varo è avvenuto nel 1981. Se ne conoscono tre repliche.

088: Chica Boba III * ; ci troviamo davanti a una delle barche più famose disegnate dal Maestro. Si tratta di un cutter OSTAR in legno di 18,30 metri costruito dai cantieri Carlini. Il varo è avvenuto nel 1981.

089: Menion * ; è un cutter in legno di 12,50 metri varato nel 1981. Cantiere sconosciuto.

090: San Nicolò**; nasce come prototipo in scala del Dragut, progetto n. 106, e le linee di carena derivano dallo Schooner St. Ann del 1736. La barca è un cutter aurico in legno lungo 7 metri, di cui si conoscono tre repliche. Il primo esemplare fu costruito a Trieste dal cantiere Frausin e fu varato nel 1983 per conto di Giulio Ciani Bassetti . Ne esistono altre due repliche: Janega ed una terza di cui ignoriamo il nome, costruite dal mastro d’ascia piranese Arrigo Petronio.

091: Windsurf sperimentale * ; sempre su richiesta di Giulio Ciani Bassetti , Sciarrelli disegnò nel 1981 un prototipo di windsurf in vetroresina. Le linee derivano da una pirofregata austriaca della fine del 1800. Il windsurf è andato perduto.

092: Non realizzato

093: Grande Zot * ; è un Baltimor Schooner in acciaio lungo 16 metri, costruito nel cantiere Mancini-Zennaro di Venezia e varato nel 1981. La barca fu commissionata dallo skipper Angelo Toso per il charter, e il suo nome è indissolubilmente legato a Erik Tabarly, che la noleggiò per 4 anni di fila ai Caraibi. Il progetto del Grande Zot è una rivisitazione del San Nicolò e del Sant’Ann, e il varo, avvenuto nel 1982 anticipa di 4 anni quello del Dragut , di cui si stava accumulando il legname di cedro del Libano per la costruzione. Di Grande Zot esistono 5 repliche, tra cui Grande Blu, Fra Dolcino e Oberon (Ex Melil V).

093 bis: Tartana; non è stata purtroppo reperita alcuna informazione su questo scafo.

094: Nome sconosciuto; è un catboat in legno lungo 6 metri varato nel 1982. Non si conosce il cantiere di costruzione.

095: Nome conosciuto * ; si tratta di uno sloop in legno lungo 11 metri, costruito da Carlini e varato nel 1982.

096: Valentina * ; questo ketch in legno, lungo 14,80 metri, è stato costruito dal cantiere Crisman-Giraldi, con varo avvenuto nel 1982.

097: Even * ; è uno schooner in acciaio lungo 20 metri, costruito grazie ad una collaborazione tra i cantieri Rossato e Carlini. Il varo è avvenuto nel 1983.

098: Rorolima; è un cutter in legno lungo 15 metri, costruito dal prestigioso Cantiere Sangermani, e varato nel 1984.

099: Nome sconosciuto; è uno sloop in acciaio di 14 metri. Si ignora il cantiere costruttore. Il varo è avvenuto nel 1983.

100: Angelica II * ; è un cutter in legno lungo 15 metri, costruito dal cantiere Crisman-Giraldi e varato nel 1984.

101: Delirio; è uno schooner in acciaio lungo 20 metri, costruito dal cantiere San Giorgio del Porto, e varato nel 1983.

102: Nome sconosciuto; è un cutter tradizionale in acciaio lungo 11 metri, e varato nel 1984. Si ignora il cantiere costruttore.

103: Nome sconosciuto; è uno sloop in legno lungo 9 metri, varato nel 1985. Cantiere sconosciuto.

104: Serida II; si tratta di un ketch in legno lungo 22 metri, costruito dai cantieri Carlini. Il varo è avvenuto nel 1985.

105: Nome sconosciuto; è uno sloop in acciaio lungo 15 metri, costruito a Venezia presso il cantiere Zennaro. Il varo è avvenuto nel 1985. Se ne conoscono due repliche.

106: Dragut * ; è uno schooner costruito in cedro del Libano nel 1986 dal maestro d’ascia Piero Crosato. Il progetto deriva dallo Schooner St.Ann del 1736, ed è la versione definitiva del prototipo n. 90 San Nicolò. L’armo è a bug-eye schooner, tipico degli schooner da lavoro americani. La barca è stata acquisita nel 2015 da un nuovo armatore specializzato in restauro di scafi d’epoca, che l’ha totalmente restaurata mantenendone l’originalità. Dragut attualmente naviga nel Mediterraneo ed è in vendita: per maggiori informazioni si prega di scrivere in redazione [email protected], inserendo nell’oggetto dell’e-mail Info Schooner Dragut.

107: Mattutina; è un ketch in acciaio inox aisi 316L, lungo 14,50 metri. Lo scafo è stato costruito in una officina meccanica di Porto Marghera e varato nel 1986. La barca fa base a Venezia presso la Compagnia della Vela.

108: Isacco * ; è il più famoso dei pescherecci disegnati dal Maestro, tanto da essere citato nel suo libro “Lo Yacht”. Si tratta di uno scafo da lavoro in legno lungo 14 metri. La costruzione è avvenuta nel cantiere Crisman-Giraldi, ed il varo risale al 1986.

109: Angelica III * ; si tratta di un magnifico cutter in legno lungo 18 metri. Costruita nel cantiere Crisman-Giraldi, è stata varata nel 1986.

110: Fortuna; è uno sloop in acciaio lungo 16 metri. Non si conosce il cantiere costruttore. Il varo è avvenuto nel 1987.

111: Clan; è un cutter in legno lungo 16,30 metri, costruito presso i cantieri Carlini. Il varo è avvenuto nel 1986.

112: Aurora; è un cutter in acciaio lungo 12 metri. La barca fu costruita in due esemplari presso il cantiere Mancini. Il varo del primo esemplare è avvenuto nel 1987.

112 bis: Nome sconosciuto; è uno yawl in acciaio lungo 12 metri. La barca fu costruita presso il cantiere Mancini. Il varo è avvenuto nel 1991.

113: Nome sconosciuto; si tratta di un progetto di restauro riguardante uno scafo in legno di 18 metri, avvenuto presso i cantieri Carlini nel 1987.

114: Nome sconosciuto * ; è uno sloop in legno lungo 9,50 metri. La costruzione fu affidata ai cantieri Carlini, ed il varo è avvenuto nel 1987.

115: Non realizzato o disconosciuto.

116: Non realizzato o disconosciuto.

117: Anita; è un ketch in acciaio lungo 16 metri. Costruito nel Cantiere Navale Triestino, il varo è avvenuto nel 1988.

118: Nome sconosciuto; è un cutter in legno lungo 15 metri, varato nel 1988, non si conosce il cantiere costruttore.

119: Tiziana III; è un cutter in legno lungo 14,25 metri costruito nei cantieri Foletti. Il varo è avvenuto nel 1988.

120: Fenice * ; è un cutter in legno lungo 16 metri. La costruzione fu affidata al Cantiere Carlini. Il varo è avvenuto nel 1988.

120 bis: Parsifal; era un cutter in legno lungo 16 metri, costruito dai cantieri Carlini e varato nel 1990. Il nome di questa barca è legato alla tragedia avvenuta il 2 novembre del 1995, quando la barca affondò nel Golfo del Leone a causa di una tempesta mentre partecipava al Trofeo Millemiglia. Dei nove membri dell’equipaggio, solo tre son sopravvissuti.

121: Nome sconosciuto; è un motoscafo in vetroresina di 12,50 metri varato nel 1989. Cantiere costruttore sconosciuto.

122: Pamadica * ; è un cutter in legno lungo 15 metri. La barca è stata costruita dal cantiere Carlini e varata nel 1989.

123: Angela; è un cutter in legno lungo 14,25 metri costruito nel cantiere Foletti. Il varo è avvenuto nel 1992. La barca è in vendita.

124: Nome sconosciuto; è un cutter in legno lungo 14,25 metri costruito nel cantiere Torelli. Il varo è avvenuto nel 1989.

125: Nome sconosciuto; è un ketch in acciaio lungo 16 metri costruito dal cantiere Mancini. Il varo è avvenuto nel 1989.

126: Dulcinea * ; si tratta di un cutter in legno lungo 14 metri costruito dai cantieri Carlini. Il varo è avvenuto nel 1990.

127: Tirrenia II * ; si tratta del progetto di ristrutturazione di un ketch in legno del 1913 lungo 18,50 metri. Il restauro è avvenuto sotto la direzione del Maestro presso il cantiere Alto Adriatico, ed il varo è avvenuto nel 1992.

127 bis: Non realizzato; si tratta del progetto di un cutter di 12 metri in legno.

128: Nome sconosciuto: è un ketch in acciaio di 16,50 metri costruito nel cantiere Viking di Istanbul. Il varo è avvenuto nel 1991.

129: Moya * ; si tratta di un progetto di ristrutturazione di un cutter in legno del 1910 lungo 13 metri. Il restauro è stato eseguito nel 1992 dal Cantiere Alto Adriatico sotto la direzione del Maestro.

130: Non realizzato.

131: Hilde; è uno sloop in legno di 11 metri, costruito da Carlini e varato nel 1994.

132: Latest Rorolima; è un motoryacht in legno lungo 15 metri, costruito da Carlini e varato nel 1996.

133: Isabella * ; è uno yawl in legno di 14 metri, costruito dal cantiere Alto Adriatico e varato nel 1995. La barca è in vendita.

134: Angelica IV; è uno sloop in legno lungo 17 metri, costruito dal cantiere Carlini e varato nel 1998.

134 bis: Aidena; questa barca non è mai stata costruita. Si tratta del progetto di uno sloop di 10 metri risalente al 1997.

135: Despina; è il più apprezzato degli ultimi progetti del Maestro. Si tratta di una passera istriana in legno lunga 6 metri, costruita dal cantiere Alto Adriatico e varata nel 2000. Ne sono stati realizzati altri due esemplari: Nababbo e Istria.

136: Orion; è un cutter in legno lungo 12,50 metri, costruito dal cantiere Alto Adriatico e varato nel 1999.

137: Tiziana IV; è uno sloop in legno lungo 15,50 metri, costruito dal cantiere Alto Adriatico e varato nel 2001. La barca è in vendita.

138: Non realizzato; si tratta del progetto di un cutter in legno di 13,50 metri risalente al 2004.

138 bis: Clan III; è uno sloop in legno di 19 metri costruito dal cantiere Carlini e varato nel 2005. La barca è in vendita.

138 tris: Nome sconosciuto; si tratta di uno scafo in alluminio di 13,98 metri costruito nel cantiere Mancini e varato nel 2002.

Questo lavoro di ricerca si basa sulla “striscia” appesa nello studio del Maestro triestino e su una non facile studio bibliografico, in quanto la sola “striscia” non consente una maggiore completezza nei dati, quali ad esempio il nome delle imbarcazioni, il numero di repliche del progetto, il nome dei cantieri. Chi volesse contribuire a rendere maggiormente completo il lavoro, può inserire i dati nei commenti all’articolo o scrivere all’indirizzo email [email protected] .

Written by Claudio Fadda

Bibliografia

Carlo Sciarrelli; Lo Yacht, storia ed evoluzione del veliero da diporto , Mursia Editore, 1970

AA.VV.; Carlo Sciarrelli Architetto del Mare , Comunicarte Edizioni, 2007.

Gianpietro Zucchetta; Mattutina , Grafiche Veneziane, 2015.

Flavio Serafini; Vele d’Epoca nel Mondo , Gribaudo Editore, 2002.

Howard I. Chapelle, The Search for Speed Under Sail, 1700-1855, Norton Edizioni, 1947.

Federico de Minerbi, Le Barche di Artù, le Opere di Artù Chiggiato, un Maestro dello Yacht Design , Dario de Bastiani Editore, 2017

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24 pensieri su “ la striscia del maestro carlo sciarrelli: il mitico elenco dei 138 progetti di barche a vela ed a motore ”.

Lorenzo Pecorari scrive su Facebook:

N^53 Hwyl committente ingegner Argeo Benco su richiesta a Sciarelli di disegnare una barca simile ad Aglaia, non è riuscito ad averla perché il cantiere a cui era stata commissionata l’ha venduta a sua insaputa scappando con il ricavato. Nel frattempo la barca passava di proprietà a Luciano Santinon che la fece finire di costruire (visto i tempi lunghi del nuovo cantiere i paesani la battezzano Odissea).

Anni più tardi passa di proprietà a Piero Tassinari che inizia a Monfalcone un restauro meticoloso cambiando nome alla barca battezzandola Hwyl: per il suo significato che letteralmente è il termine con cui si indica la vela di una barca. Hwyl è una parola gallese, meravigliosamente onomatopeica (si pronuncia u-il), che sta a significare esuberanza o eccitazione, come se ci si stesse muovendo insieme a una folata di vento. La si usa per descrivere un lampo di ispirazione, l’entusiasmo di un cantante o il buonumore di una festa. Hwyl è anche la parola con cui si dice addio: Hwyl fawr – vai con il vento in poppa. Piero però non riuscirà a concludere il restauro per motivi di salute. Infine dopo una trattativa lunga qualche anno, diventai il nuovo armatore continuando il lavoro di Piero, ricostruendola nel materiale e nell’anima stringendo grandi amicizie con i vecchi armatori, scoprendo l’amore e tempo che le avevano dedicato.

Matteo Freschi scrive su Facebook:

“072: Judeca; Scafo ben noto ai veneziani, Judeca è uno schooner in acciaio di 14 metri varato nel 1975. Ci è sconosciuto il cantiere, che ne ha realizzate tre repliche.”

Se è come credo è stato costruito dai fratelli Battois del DVV che poi si sono costruiti il Judeca II.

buona sera, innanzi tutto complimenti per il grosso lavoro di raccolta informazioni svolto!!! Vorrei però aggiungere un paio di precisazioni sui dati inseriti, dato che mio padre è stato armatore di ben due barche progettate da Sciarrelli: la 098 Rorolima è un cutter costruito da Sangermani e varato nel 1984 (ho letto anche il nostro cognome sulla foto dell’elenco di Carlo!). la 132, che compare in una fotografia, l’abbiamo però chiamata Latest Rorolima, ed è una pilotina costruita da Carlini e varata nel 1996. Grazie dell’attenzione e un saluto cordiale. Rossana Veniglio

Gentilissima Signora Veniglio, le faccio doppiamente i complimenti per queste imbarcazioni, e la ringrazio per le precisazioni, che stiamo provvedendo ad apportare. Nell’articolo pur conoscendo i cognomi di alcuni armatori, non essendovi in contatto diretto, questi sono stati omessi se non si ha autorizzazione a citarli. Un cordiale saluto. Claudio Fadda

Marco Massimo Marini scrive su Facebook:

A completamento del progetto n°29, il cantiere era “Cantieri Navali di Boretto Po” progetto denominato “Kunak”.

Nome sconosciuto; di questa barca sappiamo solo che si tratta di un ketch da crociera in acciaio, lungo 12 metri, e costruito in tre esemplari nel 1968. Sconosciuto anche il cantiere costruttore.

Uno di quest esemplari fu acquistato dall’imprenditore Beniamino Ferrante che gli attribuì il nome di “Gulliver” e negli anni 70 si trovava nel porticciolo di Mergellina. L’armatore, deceduto diversi anni fa, aveva apportato diverse modifiche in particolare agli interni.

Mi interessava saperlo avendo fatto la mia prima navigazione d’altura con quella barca.

Yna Jawa un cutter di 11 metri, mi pare ne siano stati costruiti 5 esemplari con scafo in vetroresina, cantieri triestini Yader

Mi hanno detto che i cantieri Yader avevano prodotto un deplian su questo cutter disegnato dal maestro Sciarelli. Se qualcuno ha informazioni in merito, visto che devo procedere ad un restauro di tale imbarcazione. Sono grato a chi mi produrrà informazioni

Buonasera; complimenti per l’articolo, che leggo solo ora. Sono proprietario di Ares, progetto n. 38, in ottima forma a Porto Garibaldi. La seconda replica si chiama Ares Again e a quanto mi risulta naviga in alto Tirreno. Il progetto di Carlo Sciarrelli è del 1971, il varo del 1973. Costruttore Cantieri Gennari di Pesaro. Cordiali saluti Sergio Boscoli

Gentile signor Boscoli, la ringrazio per il suo intervento. Grazie a molti armatori e appassionati si sta pian piano arricchendo questo studio sulla storia degli scafi del Maestro. Un cordiale saluto e Buon Vento! Claudio Fadda

So di una replica del “Joshua”, in acciaio, intorno ai 12 m, affondata parecchi anni addietro mentre era all’ancora nella rada di Fanò a causa di un incendio. Comprensibilmente l’armatore è restio a parlarne, quindi non ho altri dati.

Grazie Adolfo, ero a conoscenza di uno scafo “simil Joshua” con poppa a canoa commissionato a Sciarrelli, di cui uno di colore nero che si chiama attualmente Anamcara, ma non so se sia la stessa barca.

Non si tratta di una replica di Joshua, bensì di un revisione del Joshua (quando l’armatore, il Conte Solaro, chiese un joshua, il Maestro rispose che lo avrebbe fatto ma con linee d’acqua migliori…pensare che il Maestro lo rifaccia identico non sarebbe certamente credibile). Si tratta appunto del Progetto 29. Quello bruciato integralmente dovrebbe essere il Raireva di proprietà di Matteo Picchio. Sul suo sito si trovano informazioni, piani, e tutto il suo lavoro di restauro. Kunak – Anamcara di Marco Massimo Marini è anch’essa perfettamente navigante e mantenuta. Le altre due repliche, conosco il nome e localizzazione. Sono in condizioni assolutamente non comparabili a quelle eccelse di Raireva ed Anamcara, una è ancora armata con il sartiame originale e “galleggia” in porto. L’altra è passata di mano ad un paio di proprietari, gli interni sono stati stravolti, sebbene abbia un motore praticamente nuovo, richiede molto lavoro.

Buona sera, sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questa barca: AKu AKU, ketch di 12 metri costruito nel veneto in fasciame incrociato (credo Crosato) in due esemplari, non lo ritrovo nel suo elenco. se può essere utile invio disegni, oggi è disarmmato e aspeta un nuovo armatore che lo restauri. Allegherei volentieri foto e disegni ma qui non mi pare possibile.

Buona sera signor Accurso, conosco Aku Aku, si tratta di una barca costruita dai cantieri Marchi di Campalto credo in due esemplari, ma non conosco il numero di progetto. So che la barca da diversi anni è in disarmo in un capannone.

Non è corretto il commento sul progetto N. 93 del quale ne sono state realizzate 5 gemelle + 2 con armo bermudiano e non aurico. Fra le Gemelle del GRande Zot c’è Grand Bleu, Fra Dolcino, Alepf, Chiaretta, e con armo bermudiano Germana e Oberon.

Buon giorno Corrado, la ringrazio per il suo intervento. Il mio elenco si basa sui dati ufficiali dell’elenco ereditato dall’architetto Lenardon, allievo del maestro Sciarrelli e alcune indagini che ho incrociato. Se ha maggiori dettagli per integrare la documentazione può contattarmi via email all’indirizzo indicato nell’articolo, in quanto riguardo al progetto 93, non tutte le repliche costruite da Zennaro furono autorizzate e riconosciute e ho riportato solo quelle di cui ho certezza e documentazione. Ad esempio con lo stesso nuovo armatore di Oberon abbiamo passato diversi mesi nel ricercare le fonti sul riconoscimento di Oberon (ex Melil V), sino a trovare l’autorizzazione scritta alla replica e il riconoscimento della gemella, prima di valutarne l’acquisto da parte del nuovo armatore, e prima di inserirne il nome nell’articolo. So ad esempio anche di uno scafo in legno restaurato a Cagliari alcuni anni fa che risponderebbe al nome “Mario”, di cui si son poi perse le tracce e che viene attribuita al progetto 93, oltre che di un’altra barca che sosta nel sud Sardegna e viene spesso confusa con Oberon e attribuita a Sciarrelli ma di cui purtroppo non ho ancora trovato riscontro pur avendola più volte avvistata al largo.

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buongiorno, sono il felice possessore del progetto N.71, cutter di 15,28 mt. di nome “Yara ” varato nel 1977 e costruito dal Cantiere Crosato , scafo completamente in legno, esistono due disegni simili ma non conosco l’attuale situazione. di proprietà della nostra famiglia dal 1977, ora inizierà i lavori di refitting nel Cantiere Alto Adriatico di Monfalcone. la barca ha navigato fino ad una 10 anni fa in Turchia e Grecia.

Buongiorno, mio padre possedeva l’altro Sciarelli “Iomatres”. Ce ne siamo dovuti separare all’inizio degli anni 90. Ma ci farebbe tanto piacere sapere in che acque naviga. Speriamo ventose e sicure! Qualcuno può aiutarmi?

Buongiorno Nicola, ricordo con piacere quando mio padre e tuo padre discutevano e progettavano insieme a Sciarelli le nostre barche, insieme al terzo membro del gruppo, il sig. Dona … io ho ancora i piani velici anche della tua ex barca !! speriamo tu possa avere informazioni sulla tua barca e chissà dove si trova la terza barca !!!!……un saluto.

I think we have #76!!!!

Schooner Scia 50 – her name is also Papaya. (this case with a “Y”)

Would you be able to help confirm?

Buongiorno, Il primo progetto 112 è corretto sia il nome della barca sia l’armo. Per quanto riguarda invece il 112 bis le imbarcazioni prodotte furono Circe, Ferraù, Ulex varata nel 1995 portata al salone di Genova e recensita sulla rivista bolina n°148 Novembre 1998. L’armo però di queste barche e a cutter, il progetto porta il nome di Julianicus 40. Ne esisterebbe un altra che però non vide mai la luce e giace in kit di montaggio in un container.

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Navigare a vela con il mitico BAT 200

lo yacht di carlo sciarrelli

Da tempo, Paolo Lodigiani, appassionato di mare, velista e progettista nautico, aveva in mente questo viaggio: l’Italia a vela a bordo del BAT 200, barca di 5,20 costruita nel 1889 a Maldon, nell’Essex dal cantiere J.T. Howard. Paolo ha deciso di dar vita a questo progetto, del giro d’Italia, per celebrare i 130 anni del BAT, barca storica e unica nel suo genere. La partenza è prevista il 27 maggio da Sanremo per arrivare circa due mesi dopo a Trieste.

Tutto il giro sono circa 1700 miglia da fare in circa 60 giorni.

Globesailor è stato invitato a partecipare come equipaggio a bordo di questa illustre imbarcazione! 

Documenteremo il viaggio quindi con foto e video ma nell’attesa ecco qualche dettaglio in più…

La barca: il BAT 200

lo yacht di carlo sciarrelli

Qualche specifica tecnica

Il BAT è una barca storia, costruita nel 1889 nell’Essex dal cantiere J.T. Howard, dispone di due cuccette spartane e ha un motore fuoribordo da 6 HP e il pilota automatico.

Il progetto della barca è di  C.P. Clayton, uno yacht designer all’epoca abbastanza noto soprattutto per i suoi yacht da regata, che hanno partecipato alle famose competizioni intorno all’isola di Wight. Il BAT è nata infatti come barca da regata, costruita con materiali pregiati : fasciame in teak clafatato nell’opera viva e invergato nell’opera morta, fissato con chiodi ribattuti in rame su coste in rovere segate o piegate, spaziate di 20 cm. I madieri sono in parte in acciaio in parte in rovere. 

Un aspetto degno di nota è sicuramente l’attrezzatura velica che era libera e viene definita  Sprit Sail, ossia un’attrezzatura a tarchia con una randa senza boma sostenuta dall’albero e da una livarda. Tale armo, tipico delle barche inglesi da pesca, venne poi sostituito da un’attrezzatura a cutter con randa aurica.

La storia del BAT

Si conosce ben poco dei primi anni di vita del BAT, ricompare poi nei primi decenni del secolo sul lago di Como, dove inizia a diffondersi la vela e molte imbarcazioni vengono importante dall’Inghilterra. L’armatore di quel periodo pare fosse il signor Ruspini di Blevio, l’unica informazione che abbiamo è una fotografia che documenta le consistenti modifiche rispetto al progetto originale tra cui un allungamento della poppa. 

Nel 1959, Sergio Spagnul scoprì il BAT 200 abbandonato in un’aia a Latisana e lo fece restaurare riportandolo all’antico splendore. Con il BAT, Spagnul vinse molte regate come la Trieste – San Giovanni in Pelago, una delle regate più classiche dell’Adriatico. 

Nel 1965 poi il BAT viene acquistato da Carlo Sciarelli, grande progettista italiano di barche, con cui partecipa alla Barcolana. Il BAT 200 qui torna ad essere un “vero e proprio piccolo yacht” con tuga bassa e pozzetto ampio e profondo.

Nel suo libro, “Lo Yacht”, Carlo Sciarrelli, dedica una memorabile appendice al BAT : ” “Il BAT è la mia barca. Ci vado a spasso per il golfo di Trieste (…). Se yacht è la barca da piacere, che più è yacht meno se ne riesce a dimostrare un valore pratico, allora per me il BAT è il più yacht di tutti. E’ l’unica barca con cui oggi mi diverto. Un divertimento da appassionato, da marinaio, da erudito di cose navali, da ingenuo. Divertimento totale di andare a vela”

Il BAT ad oggi

Carlo Sciarrelli tiene il BAT 200 fino al 1994, quando poi viene acquistato da Paolo Lodigiani, che lo tiene per un certo periodo sul lago di Como a Cernobbio per poi riportarlo dove era ormeggiato tradizionalmente allo Yacht Club Adriatico. Nel 1999 Paolo Lodigiani decide di restaurarlo, con la supervisione di Carlo Sciarrelli , per riportarlo al disegno originale del 1889 con lo scafo aperto non pontato.

Ad oggi il BAT è pronto per questa nuova avventura per affrontare il periplo d’Italia!

La rotta del BAT

lo yacht di carlo sciarrelli

Nel progetto di Paolo, a bordo del BAT verranno accolti tappa dopo tappa, amici, velisti e amanti del mare per poter provare la magia di navigare a bordo di un’imbarcazione di questo tipo. Alice sarà a bordo per Globesailor, per veleggiare nella tappa tra Genova e La Spezia.

Qui si seguito trovate l’itinerario previsto, un ottimo spunto per chi desidera noleggiare una barca e salpare per visitare tutto lo “Stivale”!

L’itinerario

Si salpa da Sanremo il 27 maggio, per poi proseguire verso Loano, Genova e La Spezia. Dalla Liguria si scende verso la Toscana: Viareggio, San Vincenzo e Talamone.

Il BAT 200 poi prosegue verso sud, Civitavecchia, Anzio, San Felice Circeo e Gaeta prima di raggiungere poi l’isola di Procida.

Da Procida poi si veleggia verso Napoli, Capri, Agropoli, Palinuro e Maratea. E ancora Cetraro, Vibo Valentia e Tropea.

Si continua poi fino a Reggio Calabria, Roccella Ionica, Badolato Marina, La Castella, Crotone, Cirò Marina e Marina di Policoro a fine giugno.

La rotta poi prosegue ancora verso sud, tra le marine Taranto, Gallipoli, Leuca e Otranto, per poi risalire: Bari, Termoli, Ancona, Ravenna e Chioggia.

A Luglio si ritorna al nord per raggiungere Venezia verso fine luglio e concludere il tour a Trieste intorno al 24 luglio.

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Carlo Sciarrelli, Architetto E Progettista Navale

Difficile riassumere in poche parole il genio e l’ unicità di uno degli architetti e progettisti navali più brillanti che la storia della nautica da diporto (e non solo)  abbia conosciuto.

Nato a Trieste nel 1934, si diplomò all’Istituto Tecnico Industriale ed iniziò a lavorare per le Ferrovie dello Stato come fuochista manovratore. Tuttavia la passione per il mare e per le barche lo avrebbe fatto entro breve approdare a diversi lidi professionali: iniziando a bordeggiare su una piccola deriva, un beccaccino, si

appropria dei segreti della navigazione e, osservando le meravigliose barche ormeggiate presso i moli triestini, inizia a studiarne le forme e le tecniche costruttive.

Da autodidatta, si avvicina alla cultura classica, studiando le più disparate discipline in maniera rigorosa e con vera passione, costruendosi un sapere eclettico e vasto che gli permetterà di esprimere al meglio il proprio genio.

Durante l’ arco della sua vita progetterà quasi 140 barche, i cui nomi verranno via via notati su una striscia di carta, affiancando alcuni di essi da un asterisco, a significare la soddisfazione raggiunta nel proprio operato.

Da questa moltitudine di progetti, scaturiranno poi circa 400 imbarcazioni per vari armatori, tutt’ oggi esemplari nel perfetto equilibrio raggiunto tra funzionamento, eleganza e bellezza.

Lontano dagli estremi tecnicismi che trovano la massima espressione nella progettazione navale moderna, si curò più del concetto di wave-form per disegnare le carene dei suoi progetti, secondo il quale era l’onda che suggeriva le linee di progetto migliori, più che dei numeri adimensionali utilizzati dalla fluidodinamica per definire i sottili confini tra efficienza ed eccesso d’attrito. Questa concezione, che si rifaceva al più squisito classicismo, gli diede ragione.

Infatti, dopo aver ricondizionato Aspasia, una piccola passera lussiniana costruita negli anni ’30 a Veglia (ed oggi perfettamente restaurata ), si cimentò a soli 23 anni nella progettazione ex-novo di una barca da regata, Anfitrite, un cutter bermudiano di 8 metri, che in breve tempo vinse quasi tutto nella sua classe. Dopo questi successi, arrivò la prima commessa da un aramatore, che si concretizzò in Aglaja, uno “schutter” (ribattezzato così da una crasi tra schooner e cutter) a cui il progettista rimase molto legato, giacchè riusciva a riassumere nelle sue forme il concetto puro di bellezza, sempre tenacemente perseguito. Queste due barche rimasero come pilastro fondamentale per tutta la progettazione successiva, dove riuscì ad innestare nella tradizione più classica, il giusto quid di modernità per proporre barche belle e veloci, rimanendo fedele al legno come materiale costruttivo principe. Infatti rimase sostanzialmente estraneo alla nautica da diporto di massa e dall’utilizzo della vetroresina, che oggi rappresenta quasi la totalità delle costruzioni, restando fedele alla costruzione di scafi dislocanti, che dovevano aprirsi la via fendendo l’ onda e non “volandoci sopra”, come la moda degli scafi molto invelati e plananti suggeriva.

E quando si cimentò nella costruzione di scafi da regata ad altissime prestazioni, ci riuscì con Sagittario, costruita per la marina Militare: un cutter bermudiano dal ridottissimo dislocamento, fasciato in lamellare, destinato alle regate oceaniche. La regata oceanica OSTAR (Original Single-Handed Trans-Atlantic Race)  alla quale partecipò, fu un pieno successo: ottenne il settimo posto in tempo reale su 59 partecipanti e il terzo nella classe dei monoscafi con poco più di 28 giorni impiegati per coprire le circa 4800 miglia da Plymouth a Newport. Le tipologie di barche progettate non si fermano però qui: oltre ad eleganti cutter ed a “rassicuranti” catboat, progettò pure pescherecci e pilotine, a testimonianza di una poliedricità davvero unica.

La ricerca e l’ ottimizzazione di una vita

La ricerca della perfezione del connubio tra funzionamento ed eleganza fu il tema conduttore, come si diceva, di tutta la sua attività. La sua idea di base era quella di permeare con l’anelito allo stato dell’arte il proprio mestiere, coinvolgendo tutti i partecipanti: tale stato dell’arte non si delineava come un’insensata ricerca di originalità, che tante brutture aveva già prodotto, ma come ricerca di una giusta prassi da seguire, sino alla conquista di appropriatezza. Difatti non si propose mai come immaginifico progettista di forme ex-novo, ma come perfezionatore del meglio che il progresso aveva sin a quel punto proposto, orientandolo verso un’ evoluzione migliorativa, con continui aggiustamenti e nuove intuizioni, inglobando nel concetto di “bello” un design che però non poteva prevaricare la funzionalità ultima.

Carlo Sciarelli come Maestro e scrittore

Uomo dal carattere complesso ed autoironico, con il gusto per il paradossale ed il provocatorio, preferiva che sulle sue barche vi fossero “due tipi di commento: la muta ammirazione o gridolini d’ entusiasmo”, ma anche aperto ad un dialogo costruttivo, imperniato sulle sue saldissime conoscenze, come si evince dalla lectio magistralis che tenne presso l’Università di Venezia al momento del conferimento della laurea honoris causa in Architettura Navale, nel 2003.

Maestro di yacht design quale fu, scrisse un libro considerato pietra miliare  in tale disciplina, “ Lo Yacht ”, e ne collezionò decine, assieme ai ritratti di velieri d’epoca e di modelli che ancora oggi sono custoditi nella sua casa di Trieste.

Appassionato velista, per molti anni lo si vide bordeggiare nel golfo di Trieste a bordo del suo stupendo Bat , un cutter aurico costruito nell’Essex nel 1889 e tutt’ ora ormeggiato presso lo Yacht Club Adriaco di Trieste, vero a proprio tempio per gli appassionati di barche d’epoca, che ospita anche diverse creazioni del Maestro.

Formò un solo allievo progettista, Federico Lenardon del Cantiere Alto Adriatico di Monfalcone, ad oggi un assoluto riferimento per la progettazione e realizzazione di yacht in legno e fiore all’occhiello della nautica regionale.

In definitiva, Carlo Sicarrelli, distinguendosi per estro, intuizione  e capacità, si propose come continuatore della marineria classica, interpretandola da un punto di vista votato all’ arte e ad una continua opera di rifinitura di idee e progetti, regalando agli estimatori una vasta serie di capolavori la cui stessa essenza riassume e conserverà l’immortalità del suo genio.

Cork nacque grazie al sughero (in inglese “cork”)

Negli anni 70 i sandali femminili con tomaia e tacchi in sughero (i famosi “zatteroni”) erano di moda ed ebbero un boom in tutto il mondo. I guadagni ottenuti dall’approvvigionamento e il commercio del sughero per la produzione di questi sandali permisero a Cesare Rotelli, un imprenditore italiano, di trasformare in realtà il suo sogno di costruire uno yacht a vela su misura per sé e per la propria famiglia. Rotelli decise di affidare alla matita di Carlo Sciarrelli, uno dei più geniali architetti navali italiani dell’epoca, la progettazione di uno yacht di 20 metri, in accordo alla sua filosofia “classico-moderna”. Sciarrelli espresse la sua miglior creatività progettando un’imbarcazione a vela a stazza relativamente leggera, armata a “cutter”, costruita dai Cantieri Craglietto, in Italia, che collaborarono con Sciarrelli su diversi progetti. Lo yacht fu varato nel 1974 e battezzato con il nome “CORK” e divento’ una delle migliori imbarcazioni disegnate da Sciarrelli, tanto da meritare il famoso “asterisco” che l’architetto aggiudicava a quelle “sue” imbarcazioni che riteneva maggiormente riuscite. Cesare Rotelli ricercava senza sosta nuove idée per migliorare tecnologia e know-how in tutte le arti e i mestieri nei quali la sua mente veniva coinvolta, spesso dimostrando un’attitudine avanguardista. Per gli interni di Cork, ritenne la distribuzione prevista dal progetto di Sciarrelli troppo tradizionale e poco in accordo al suo spirito di barca e al suo stile di vita a bordo. Decise, quindi, di chiedere ad un suo architetto d’interni di ridisegnare il lay-out degli interni e lo stile degli arredi. Tale ridistribuzione si rivela in perfetto accordo con i concetti attuali di interior design, 30 anni dopo il varo di questa barca eccezionale. Un’altra sua idea innovativa per Cork fu di richiedere al cantiere di inserire pannelli di agglomerato di sughero da 30mm di spessore per isolare parte dello scafo e il sotto-ponte, nello spazio disponibile tra il ponte e i cielini, a formare un’unica area ventilata attraverso delle fessure negli imbotti dei boccaporti della coperta. Questa idea “ecologica” garantì un grande confort di vita a bordo nei climi estivi del Mediterraneo, rendendo superflua l’installazione di un sistema di condizionamento dell’aria. L’uso del sughero come isolamento termico nelle imbarcazioni era raro all’epoca…  e Cork fu forse un caso unico!

Cork in Mediterraneo

Lo yacht Cork navigò una vita splendida girando il Mar Mediterraneo, da Trieste verso sud, lungo le coste Croate dell’Adriatico, fino in Grecia. In seguito intorno alla Sicilia e a tutte le isole del Tirreno, visitando i luoghi più belli delle coste italiane e francesi, fino alle isole Baleari. Trovò il suo ormeggio abituale a Porto Cervo, in Sardegna, dove la sua elegante silhouette divenne famosa e fu ammirata come uno degli yachts membri dello Yacht Club Costa Smeralda. Il Comitato di Regata dello YCCS beneficiò delle comodità della sua coperta e dei suoi interni quando Cork fu scelta come Barca Giuria per dare la partenza ai famosi 12 metri stazza internazionale durante I Campionati Mondiali del 1984.

IL PROGETTO E LA FILOSOFIA “SAVE CORK”

Cork: una filosofia contemporanea nello yachting….

L’impiego di materiali ecologici e di tecnologie rispettose dell’ambiente garantiranno il benessere e la salute del personale che lavora al restauro dello yacht Cork, così come degli ospiti che approfitteranno dei momenti di navigazione e dell’equipaggio che vivrà a bordo. A tal fine è in atto una ricerca dettagliata su materiali atossici ed eco-compatibili che possano fornire le stesse (o migliori) garanzie di qualità e resistenza negli impieghi specifici, prodotti senza componenti petrolchimici ed utilizzando la minor quantità di energia possibile. SAVE CORK PROJECT  potrebbe diventare un progetto pilota affinché l’esperienza acquisita e i risultati raggiunti con un refit eco-compatibile vadano a vantaggio di tutti gli operatori e gli utilizzatori finali del settore.

L’uso di materiali ecologici, impianti a basse emissioni ed energie rinnovabili renderanno la vita a bordo di Cork salubre e confortevole, garantendo un basso impatto sull’ambiente:

  • sughero per gli isolamenti acustici e termici,
  • vernici esenti da componenti organici volatili per gli interni,
  • impianto elettrico a ridotte emissioni elettromagnetiche,
  • sistemi eolici o fotovoltaici per la produzione di energia a bordo,
  • propulsione a carburante alternativo o ibrida,
  • trattamento delle acque e compattazione dei rifiuti,
  • tessuti naturali per gli imbottiti e la biancheria di bordo.

Promuovere i concetti di salute e benessere a bordo di yacht e imbarcazioni, così come negli ambienti abitativi e negli spazi pubblici, è una filosofia contemporanea che permette di salvaguardare il nostro pianeta e l’ambiente.

Cork fu, con molte probabilità, uno dei primi yacht a bordo del quale il sughero fu usato per l’isolamento termico. Al giorno d’oggi, l’uso di questo materiale è perfettamente in linea con i concetti di ecologia e di salvaguardia dell’ambiente.

Il sughero è un tessuto vegetale che riveste il fusto e le radici delle piante legnose nelle quali sostituisce l’epidermide. Particolarmente pregiato è il sughero della quercia da sughero (Quercus suber L.), le cui aree di maggior diffusione sono il sud-ovest europeo e il nord-ovest dell’Africa. Grazie alle sue caratteristiche – impermeabilità, galleggiabilità, elasticità, alto potere isolante e resistenza al fuoco – il sughero viene usato per la produzione di una numerosa gamma di prodotti, il più comune dei quali è il tappo delle bottiglie di vino. Ci sono circa 2,2 milioni di ettari di foreste di quercia da sughero sul nostro pianeta, le piu’ importanti in Portogallo (33%) e in Spagna (23%) oltrechè in Italia, Francia, Marocco, Algeria e Tunisia. La produzione annuale è di circa 340.000 tonnellate: il 52% in Portogallo, il 32% in Spagna e il 6% in Italia. Il sughero viene rimosso dai tronchi di alberi di almeno 30 anni, ogni 9-12 anni. Gli alberi vivono mediamente 200 anni. L’industria del sughero è generalmente considerata ecologica. La produzione rinnovabile e la facilità con cui i prodotti e sottoprodotti in sughero possono essere riciclati, ne rappresentano gli aspetti piu’ importanti. Le foreste di quercia da sughero prevengono la desertificazione e rappresentano l’habitat naturale di diverse specie a rischio d’estinzione. Esse hanno, inoltre, altissime proprietà di assorbimento di CO2. Un albero di quercia da sughero opportunamente sfruttato assorbe fino a 5 volte piu’ CO2 di un’albero non sfruttato! Gli studi promossi da Corticeira Amorim, Oeneo Bouchage e Cork Supply Group, “Analysis of the life cycle of Cork, Aluminum and Plastic Wine Closures”, sviluppato da Pricewaterhouse Coopers in accordo alle norme ISO 14040 e 14044, hanno determinato che il sughero è il materiale più ecologico in assoluto per i tappi delle bottiglie di vino. Le foreste di querce da sughero costituiscono l’habitat naturale della lince iberica, una delle specie feline più minacciate al mondo. Lo sviluppo dell’edilizia abitativa non rispettosa e l’introduzione di un virus per controllare la popolazione di conigli, preda principale della lince, sono tra le cause principali della distruzione di questo habitat. (informazioni fornite dal Cork Quality Council)

Il sughero, per le sue caratteristiche, verrà ampiamente utilizzato per il restauro dello yacht Cork :

  • paglioli: sostituzione dei paglioli esistenti con nuovi paglioli costruiti con pannelli sandwich composti da pelli in compensato marino e anima in sughero e agglomerato sughergomma;
  • componenti antivibranti per i sistemi a bordo e per l’isolamento dei paglioli;
  • isolamento acustico della sala macchine: sostituzione del vecchio materiale d’isolamento con pannelli speciali a base di sughero;
  • isolamento termico del sotto-ponte: sostituzione dove necessario e mantenimento dei pannelli in sughero da 30mm tra il ponte e i cielini;
  • coperta: possibile utilizzo dell’agglomerato di sughero sviluppato specificamente per i ponti delle imbarcazioni per la totale sostituzione del rivestimento in Teak della coperta, completamente usurato.

I giorni gloriosi di Cork

 

Il suo stato attuale

 
   

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Chaplin, lo yacht della Marina Militare in un libro celebrativo

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Da diverse stagioni Chaplin naviga al comando del Capitano di Fregata Angelo Bianchi , che l’ha condotta in regata in numerose occasioni. Nel libro egli riporta alcuni ricordi e racconti legati a Chaplin. Nel 2019 la barca ha sostato presso il Cantiere Valdettaro di Le Grazie, nel Golfo della Spezia, per una serie di interventi di manutenzione. Insieme a lei erano presenti in cantiere altre tre glorie a vela della Marina Militare: Artica II del 1956, Capricia del 1963 e Gemini del 1983. È stata forse la prima volta che in uno stesso cantiere fossero presenti contemporaneamente quattro unità a vela storiche della Marina Militare. In quella occasione Chaplin è stata sottoposta a lavori di carenaggio, lucidatura dello scafo e messa in opera di un nuovo pagliolato in legno di faggio filettato paduk , essenza legnosa di colore rossastro di provenienza africana. Oggi Chaplin veleggia verso il mezzo secolo di vita, confermando la validità del legno come eccellente materiale per la costruzione navale.

Il quadrato di Chaplin

CUTTER CHAPLIN di Giovanni Novi e autori vari Editore: Tormena – Genova ( www.tormena.it ) Anno: 2020 Formato: 24 x 30 Pagine: 130  Prezzo: 35,00 Euro La Residenza per disabili , intitolata a Nucci Novi Ceppellini, è un centro di degenza residenziale e di riabilitazione in viale Teano 10, a Genova Quarto. Il ricavato della vendita di questo libro, dedotti i soli costi di stampa, sarà devoluto all’ Associazione Fa.Di.Vi. e Oltre Onlus, grazie al cui impegno la Residenza è nata nel 2009.

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L'Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli a Gaeta nel 2012_Foto Maccione

Carlo Sciarrelli al winch di Chaplin

Chaplin 1974 in regata_Foto Maccione (1)

Chaplin 1974 in regata_Foto Maccione (2)

Chaplin 1974_Foto Maccione (1)

Chaplin 1974_Foto Maccione (2)

Chaplin al Cantiere Valdettaro nel 2019_Foto Maccione

Cutter Chaplin, la copertina

Equipaggio Chaplin vincitore PCYC nel 2009_Foto Maccione

Giovanni Novi con re Juan Carlos

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Articolo Farevela Carlo Sciarrelli

http://www.advmarea.com/ftp_farevela/SciarrelliFV225.pdf

La vita, le barche e le idee di uno dei più conosciuti, controversi e amati progettisti italiani, scomparso il 23 settembre nella sua Trieste

di MICHELE TOGNOZZI e PIETRO PALLONI

Cosa c’è di meglio delle barche per ricordare un progettista? Nel caso specifico, quelle di Carlo Sciarrelli , uno che della vela aveva un’idea ben precisa. Formata da autodidatta ed espressa in circa 140 progetti, molti dei quali ancora naviganti, che ne hanno deterninato un marchio inconfondibile. Uno stile. La realizzazione pratica di un pensiero. Il bello che va per mare. La barca come persona viva. La barca donna, da amare, curare e vezzeggiare. Ecco perchè Carlo Sciarrelli, 72 anni, triestino (non poteva essere altrimenti), mancherà a molti, dai soci e dirigenti dello Yacht Club Adriaco che lo hanno avuto socio per 55 anni, al personale del Cantiere Nautico ALTO ADRIATICO , con cui collaborò negli ultimi anni, a centinaia di semplici appassionati che magari hanno iniziato ad amare le barche proprio tra le pagine del suo celebre trattato. Per ricordarlo abbiamo affidato la penna a chi lo conosceva bene, uno dei suoi pochi veri amici. Pietro Palloni , romagnolo, dal 1994 armatore di ANITA G . Conosceva Sciarrelli da quarant’anni, molti dei quali passati a navigare insieme. Questo il suo ricordo: “Carlo è morto. Quando la sorella mi ha comunicato la triste notizia anche la speranza di vederlo ancora una volta è tramontata e con lui scompare una concezione della barca: bella ed elegante ma non a scapito della marinità. Ricordo una volta che attraversai, con una sua barca, il golfo del Leone con vento forza otto. Fuori il finimondo: in dinette si conversava come seduti nel salotto di casa (o quasi). Uomo geniale, ma scontroso, ammanniva le sue lezioni a tutti, ma aveva pochissimi amici con i quali si intratteneva in scontri verbali sugli argomenti più disparati. Autodidatta (aveva la licenza di scuola media) è stato insignito della laurea Honoris Causa in architettura navale dall’Università di Venezia. Amava apprendere dalle fonti. Per questo aveva appreso l’inglese, perché in quella lingua vi è il maggior numero di testi nautici; cosi come aveva appreso il latino per leggere gli autori Romani in lingua originale. Studiando le carene e le linee d’acqua di tutto ciò che solcava il mare, sosteneva che le imbarcazioni moderne non sono altro che fantastici piani velici su rozzi scafi, mentre le Fregate del Settecento avevano linee d’acqua sublimi con vele disastrose. Amante del paradosso, era portato a trarne le estreme conseguenze, sconcertando chi lo stava ad ascoltare. Una sua frase celebre “La ruggine è un’invenzione moderna, il ferro una volta non faceva ruggine”. Ha disegnato circa 140 barche, dalle prime da regata per la stazza Rorc, alle ultime che non seguono regola alcuna, ma solo canoni estetici e marini creando ciò che definiva “lo yacht elegante moderno”. Mentre preparava i suoi progetti, elaborava una sua personale visione delle barche scrivendo il miglior trattato sull’evoluzione dello yacht conosciuto in lingua italiana: appunto “Lo Yacht “ edito da Mursia e tradotto poi in più lingue oltre naturalmente a una profusione di articoli, sulle varie testate di nautica. I suoi interessi spaziavano in molti altri campi, dalla storia intesa nei suoi molteplici aspetti, alla cucina, alla musica classica, a quella operistica sostenendo che il miglior strumentomusicale è la voce umana. Mai banale, affascinava gli astanti con iperboli folgoranti. A pochi dava accesso alla sua casa, arrampicata lungo la strada della trenovia da cui si domina Trieste, con un panorama mozzafiato e di cui era particolarmente orgoglioso perchè ricostruita su suo progetto. Sebbene prediligesse la vela, ha progettato anche tre o quattro barche a motore, una delle quali è tutt’ora utilizzata dai piloti di Trieste che la preferiscono alle più moderne unità. Navigando su una barca di suo progetto rimarrà, per me, l’amico di sempre”. Parole significative per comprendere il personaggio-Sciarrelli, anzi l’universo- Sciarrelli. Tra le tante frasi celebrative, alcune di circostanza altre autenticamente sentite, seguite alla sua scomparsa, ci piace segnalare quella di Giuliano Luzzatto, direttore della rivista Mainsail: perchè non trasformare “la sua abitazione, sita in posizione particolare rispetto alla città e al suo golfo, in via Panorama, in un museo che racchiuda nel proprio ambiente natio l’intero corpus delle collezioni e delle creazioni di Sciarrelli. Potrebbe essere l’embrione attorno al quale veder sviluppare il luogo delle memorie marittime che fanno capo a Trieste attraverso le infinite rotte che il mare consente”. Un’idea che Fare Vela condivide. Allo schivo Sciarrelli la cosa forse non sarebbe piaciuta, ma vi sono volte in cui il ricordo si deve nutrire proprio delle realizzazioni dell’uomo. A restare saranno quindi le linee di quelle barche, “oggetti mossi dal vento” con le poppe a cuore. Per questo motivo abbiamo deciso di ricordarlo pubblicando le forme vitali di alcune delle sue barche più celebri. Così rispose Sciarrelli a una domanda del giornalista Paolo Maccione in una bella intervista del 2003 pubblicata su Yacht Digest: “Mi accontenterei di essere stato capito, non ricordato”. Già.

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Carlo Sciarrelli - Lo yacht. Origine ed evoluzione del veliero da diporto

Carlo Sciarrelli - Lo yacht. Origine ed evoluzione del veliero da diporto

Mursia Editore e Nautica Report

  • 01/06/2014 10:40
 

In questo libro Carlo Sciarrelli presenta tutti gli yacht famosi e meno "famosi", con le loro caratteristiche, i loro risultati pratici, i loro capricci e le loro imprese. proposto dalla realtà virtuale e dalla TV.

Ma l'ironia di Quino non risparmia colpi ai giovani, alle più alte classi sociali e al potere militare...

Il libro è Il testo di nautica più letto nel nostro Paese, ristampato ben cinque volte dalla casa editrice e tradotto anche in tedesco. 

Ugo Mursia Editore , 1998 - 524 pagine

Prezzo: € 50,00

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Ecco lo yacht di Bernard Arnault, ecologico e ricchissimo d'arte

L'uomo più ricco del mondo e amministratore delegato di LVHM non ha certo badato a spese.

preview for I superyacht più pazzeschi e più costosi al mondo

Symphony, l'assurdo yacht di Bernard Arnault

Chi è il proprietario del Symphony?

Arnault, francese classe 1949, è l'amministratore delegato del principale Polo del lusso a livello globale: LVMH . Il gruppo comprende brand come Loro Piana, Vuitton , Sephora, Bulgari e Pinarello . Solo per citarne alcuni. Da qui, insomma, viene il suo enorme patrimonio personale che ammonta a oltre 200 miliardi di euro .

a pool on a deck

Quanto vale lo yacht di Bernard Arnault

Se consideriamo la ricchezza di Arnault allora lo yacht Symphony, del valore stimato di circa 150 milioni di dollari , è poca cosa. Ipoteticamente, se Arnault decidesse di spendere il suo intero patrimonio in yacht come questo, potrebbe comprarne ben 1300 yacht come questo . E avere così un'intera flotta.

Symphony è a dir poco spettacolare già a vederlo dall'esterno: un enorme scafo in acciaio con una forma slanciata ed elegantissima , un colore che alterna il blu e il bianco, una grande piscina esterna sul ponte inferiore a poppa, un beach club, spazi esterni immensi con addirittura scivoli e altri giochi d'acqua che trasformano lo yacht in un parco giochi.

Non solo, sul Symphony c'è anche un ponte privato per il proprietario e interni di puro lusso, con spazi ampi e un'importante collezione d'arte (Arnault è noto per essere un collezionista di spicco).

Come scrive il sito SuperYachtfan il Symphony ha pochissimi paragoni nel mondo . Parliamo di una specie di palazzo di lusso galleggiante, con interni progettati da Zuretti Interior Design e - in assoluto - il progetto di Feadship dalle dimensioni più importanti.

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Uno yacht ecosostenibile?

Oltre agli interni, l'arte, i grandi ponti in legno e le piscine lo yacht Symphony ha un'altra caratteristica: l'ecosostenibilità . Parliamo, infatti, di un' imbarcazione ibrida . Il motore principale funziona insieme a una serie di batterie la cui energia è accumulata elettricamente. Circa il 30% del movimento dello yacht è alimentato da energia pulita , e non da carburante fossile.

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  3. Carlo Sciarrelli

    Autore de "Lo Yacht - Origine ed evoluzione del veliero da diporto",importante libro edito nel 1970 con la pubblicazione, oltre che la storia e l'evoluzione dello yacht a vela, di gran parte delle sue realizzazioni.

  4. Sciarrelli C.: Lo yacht

    Lo yacht. Origine ed evoluzione del veliero da diporto. Carlo Sciarrelli. Pagine: 518. Codice: 18264. EAN 9788842538356. Collana: Biblioteca del Mare - Manuali, tecnica e sport. Con 2 inserti fotografici.

  5. Carlo Sciarrelli

    Autore de "Lo Yacht - Origine ed evoluzione del veliero da diporto", un saggio edito nel 1970 sull'evoluzione della nautica da diporto, delle regate, e del punto di vista di Sciarrelli stesso su questi argomenti.

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    Lo yacht by Carlo Sciarrelli, 1976, Mursia edition, in Italian - Nuova ed. aggiornata.

  12. 2019 07 Articolo: La Striscia del Maestro Carlo Sciarrelli ...

    Fra gli amatori delle barche di Sciarrelli, è motivo di orgoglio navigare su uno "Sciarrelli-Striscia", elemento che contraddistingue il pregio e l'unicità dell'imbarcazione su cui si naviga.

  13. Lo yacht : origine ed evoluzione del veliero da diporto

    Lo *yacht : origine ed evoluzione del veliero da diporto / Carlo Sciarrelli. - 8. ed. - Milano : Mursia, 1995. - 485 p. : ill. ; 27 cm

  14. La Striscia del Maestro Carlo Sciarrelli: il mitico elenco dei 138

    Lo Yacht - Origine ed evoluzione del veliero da diporto. Carlo Sciarrelli è anche autore de "Lo Yacht - Origine ed evoluzione del veliero da diporto", importante libro edito per la prima volta nel 1970 da Ugo Mursia Editore e tuttora ristampato.

  15. Navigare a vela con il mitico BAT 200

    Il BAT 200 qui torna ad essere un "vero e proprio piccolo yacht" con tuga bassa e pozzetto ampio e profondo. Nel suo libro, "Lo Yacht", Carlo Sciarrelli, dedica una memorabile appendice al BAT : " "Il BAT è la mia barca. Ci vado a spasso per il golfo di Trieste (…).

  16. Carlo Sciarrelli, Architetto del Mare

    Anfitrite, la prima barca progettata da Carlo Sciarrelli. Inizia così la sua storia di progettista, architetto, yacht designer. Nella sua vita ha progettato circa 140 barche e dai suoi progetti sono state realizzate in tutto il mondo più di 400 imbarcazioni.

  17. Carlo Sciarrelli, Architetto E Progettista Navale

    Rotelli decise di affidare alla matita di Carlo Sciarrelli, uno dei più geniali architetti navali italiani dell'epoca, la progettazione di uno yacht di 20 metri, in accordo alla sua filosofia "classico-moderna".

  18. Lo yacht

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  19. Carlo Sciarrelli, Un'Intervista-ricordo a Dieci Anni Dalla Sua Morte

    In questa intervista, rilasciata nel 2002 presso il Cantiere Alto Adriatico di Monfalcone e mai pubblicata fino ad ora nella sua versione integrale, ricordiamo Carlo Sciarrelli, il grande progettista triestino scomparso il 23 settembre del 2006.

  20. Chaplin, lo yacht della Marina Militare in un libro celebrativo

    "Cutter Chaplin" è il libro che ripercorre la storia e le imprese veliche dell'imbarcazione in legno varata nel 1974 dal famoso cantiere ligure Sangermani su progetto dello yacht designer triestino Carlo Sciarrelli. Lunga 16,75 metri, era stata commissionata dalla famiglia genovese Novi.

  21. Articolo Farevela Carlo Sciarrelli

    Ha disegnato circa 140 barche, dalle prime da regata per la stazza Rorc, alle ultime che non seguono regola alcuna, ma solo canoni estetici e marini creando ciò che definiva "lo yacht elegante moderno".

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